Dispiace molto, da queste parti, per l'esito del voto romano. Dispiace un filino meno per Francesco Rutelli, uno dei migliori zelig della politica nazionale.
L'uomo della svolta -già radicale delfino di Giacinto Pannella detto Marco, già capogruppo alla Camera per i Verdi, già cofondatore della Margherita e leader dell'Unione e candidato (perdente) premier, nonché aspirante pupillo delle gerarchie d'oltretevere- ha dimostrato, con la sua sconfitta, di non essere (più?) quel palese oggetto del desiderio che crede di essere.
Può essere che gli elettori, nel mercato della politica, tra l'orginale fustigatore del crimine (aka barese nervosetto) e la sua brutta copia abbiano scelto l'originale. Può darsi che inseguire testardamente gli elettori di centro sull'agenda della destra sia una strategia perdente e il navigato trasformista questa volta non sia riuscito ad imbonire il pubblico pagante.
Ma c'è ottimismo nell'aria. La prima reazione che si intuisce viaggia su due solidi binari: a) facciamo finta di niente, confermiamo tutti nei posti chiave che occupavano precedentemente alla disfatta; b) la causa della sconfitta a Roma è stata l'alleanza con la sinistra radicale (e non aver imposto un candidato -fortemente non voluto e piuttosto impopolare- dall'alto, senza consultazioni, e aver smesso per tanto tempo di fare politica sul territorio perdendo il contatto con la realtà).
Povero Lollo...se continua così ci becchiamo 'sti capoccioni per tanto, tanto, tanto tempo.
martedì 29 aprile 2008
Falsi d'autore
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1 commento:
che tristezza...!
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