giovedì 21 marzo 2013

E pensare che poi vennero gli anni '80...



Grazie ad Internazionale, che questa settimana ripesca dal mare dell'oblio un testo significativo che ha la mia età.

“L’austerità non è oggi un mero strumento
di politica economica cui si debba
ricorrere per superare una diicoltà
temporanea, congiunturale, per poter
consentire la ripresa e il ripristino dei
vecchi meccanismi economici e sociali.
Questo è il modo con cui l’austerità viene
concepita e presentata dai gruppi
dominanti e dalle forze politiche
conservatrici. Ma non è così per noi. Per
noi l’austerità è il mezzo per contrastare
alle radici e porre le basi del superamento
di un sistema che è entrato in una crisi
strutturale e di fondo, non congiunturale,
di quel sistema i cui caratteri distintivi
sono lo spreco e lo sperpero, l’esaltazione
di particolarismi e dell’individualismo più
sfrenati, del consumismo più dissennato.
L’austerità signiica rigore, eicienza,
serietà, e signiica giustizia; cioè il
contrario di tutto ciò che abbiamo
conosciuto e pagato inora, e che ci ha
portato alla crisi gravissima i cui guasti si
accumulano da anni e che oggi si
manifesta in Italia in tutta la sua
drammatica portata. (...) L’austerità, a
seconda dei contenuti che ha e delle forze
che ne governano l’attuazione, può essere
adoperata o come strumento di
depressione economica, di repressione
politica, di perpetuazione delle ingiustizie
sociali, oppure come occasione per uno
sviluppo economico e sociale nuovo, per
un rigoroso risanamento dello stato, per
una profonda trasformazione dell’assetto
della società, per la difesa ed espansione
della democrazia: in una parola, come
mezzo di giustizia e di liberazione
dell’uomo e di tutte le sue energie oggi
mortiicate, disperse, sprecate”.

Enrico Berlinguer, 15 gennaio 1977.
Conclusioni al convegno degli
intellettuali, teatro Eliseo di Roma.

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