Il XXI secolo avrà per protagonisti gli USA e la Cina. Lo dicono in molti. Sottolineando l'interdipendenza economica fra le due potenze: gli americani a dipendere dai cinesi per il sostentamento del loro debito pubblico (un quarto del quale è nelle mani della Cina) e per gli investimenti diretti, i cinesi a dipendere dal grande mercato americano fatto di consumatori dalle maniche larghe (o dalla responsabilità limitata) come utilizzatori finali dei propri prodotti.
Ora, però, mentre gli Stati Uniti subiranno una flessione del PIL del 6,1%, la Cina sarà l'unico paese del mondo a crescere nel 2009 (+7,9%). Quali sono i punti di forza di questo modello vincente? Secondo l'esperto, l'economia mista, con tanto mercato e tanto Stato, vitalità imprenditoriale del capitalismo e il decisionismo di un governo autoritario. Pare dunque che l'assenza di democrazia sia un buon viatico per i successi economici. Niente mani legate, istanze sociali, sindacati o scioperi. Tutto bene fino a che il sistema regge.
In un paese in cui il pil procapite medio è di 2.912 dollari l'anno (in USA è di 46.716), a volte capitano brutti incidenti, come quello del manager bastonato a morte da operai di una società dell'acciaio, timorosi di perdere il posto di lavoro. Quasi un simbolo della deriva dell'estremizzazione delle disuguaglianze sociali prodotte dal dogma del neoliberismo post 1979. In assenza di quella cultura della concertazione che mostra crepe anche nel nostro mondo, tali disuguaglianze (il manager pare guadagnasse 300mila euro e alcuni operai cassaintegrati 20 dollari) possono provocare questo tipo di aberrazioni.
Il XXI secolo sarà anche, incidentalmente, il secolo di lollino e paolino. Che dobbiamo fare? Li facciamo studiare per diventare manager o li educhiamo all'autarchia? Idee?
ps. in tutto questo l'Italia politica si interroga su un tema cruciale per il futuro: la creazione del Parlamento del Sud...
martedì 28 luglio 2009
Giallo d'estate: il futuro canarino è rosa?
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